“Vogliamo centrare il focus sul racconto del cambiamento climatico non da un punto di vista prettamente scientifico, ma attraverso gli occhi e la voce di chi lavora e lotta per contrastarlo”. Così risponde Luca Barani, socio e cofondatore di The Climate Route, alla nostra domanda su cosa abbia spinto lui e gli altri tre soci (Andrea, Giorgio e Alberto) all’ideazione di questo viaggio.
The Climate Route è una spedizione, organizzata dalla medesima associazione, ufficialmente partita il 26 giugno dalla punta della Marmolada e terminata a fine luglio sul Kazbek, ghiacciaio giorgiano al confine con l’Azerbaijan, che da anni ormai si sta lentamente e irreversibilmente sciogliendo. 5000 km all’insegna della sostenibilità.
Il luogo di partenza di questo viaggio “folle”, così definito dallo stesso Barani, è drammaticamente noto alla cronaca italiana recente: “La notizia della tragedia avvenuta sulla Marmolada ci ha scosso molto perché, banalmente, se fossimo partiti una settimana dopo, ci saremmo stati noi li sopra, ma anche perché ci ha fatto generare una riflessione legata alla rabbia – continua Luca – in quanto purtroppo in Italia siamo abituati ad intervenire o a renderci conto di determinate dinamiche solo in seguito a tragedie”. In questo senso, infatti, appare evidente l’obiettivo finale della spedizione, e più in generale dell’associazione: sensibilizzare l’opinione pubblica sui catastrofici danni ambientali e sociali derivanti dal cambiamento climatico in atto.
I volontari, una decina tra uomini e donne, hanno percorso gran parte dei km a piedi, servendosi solo dove strettamente necessario di mezzi pubblici quali autobus e treni, limitando così il più possibile il loro impatto ambientale. Hanno attraversato sette paesi (Slovenia, Croazia, Bosnia, Serbia, Bulgaria, Turchia e Georgia) e intervistato popolazioni locali ed esperti del clima, che hanno fornito testimonianze fondamentali per la creazione di un documentario, registrato durante tutta la durata di The Climate Route, che uscirà nei prossimi mesi.
“Abbiamo cercato di incontrare e parlare con il maggior numero di persone, sia esperti che non, che si attivano in prima persona per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici con il fine di capire se effettivamente esista una rete globale, con anche aspetti valoriali simili, che si sta attivando per contrastare questa drammatica crisi”.
La spedizione è stata quasi interamente coperta da una campagna crowdfunding, supportata da Banca Etica, nella quale molte sono state le persone che hanno deciso di supportare il progetto: questa è la dimostrazione di come nella lotta alla crisi ambientale chiunque, anche attraverso piccoli gesti, possa svolgere un ruolo fondamentale.