LA RESPONSABILITÀ CIVILE DELL’IMPRESA

LA RESPONSABILITÀ CIVILE DELL’IMPRESA

Il professor Stefano Zamagni ha parlato a Modena di welfare aziendale

Il professor Stefano Zamagni, economista dell’Università di Bologna, ha parlato a Modena di responsabilità sociale d’impresa e di welfare aziendale invitato dall’agenzia MediaMo che ha voluto offrire alla città uno spazio di approfondimento in occasione del compleanno. Zamagni è intervenuto insieme all’assessore al welfare del Comune, Giuliana Urbelli (che ha portato un saluto) e ha introdotto un concetto relativamente nuovo, quello di responsabilità civile dell’impresa.

A parlare di responsabilità sociale d’impresa si è iniziato nel 1954 negli Stati Uniti, ma in realtà già nel 1922 il costruttore di automobili Henry Ford aveva deciso di distribuire ai propri dipendenti bonus di vario genere. Ebbene, il socio di minoranza Dodge gli fece causa, vincendo, perché ai tempi il welfare aziendale non era contemplato in quanto abbassava il reddito degli azionisti. Oggi non si parla più solo di shareholder, gli azionisti appunto, ma di stakeholder, ovvero dei portatori d’interesse come azionisti, dipendenti, clienti, fornitori, cittadini. Questo perché il merito del successo dell’impresa è anche frutto del contesto, di un sistema che funziona. Allora – ha argomentato Zamagni – l’impresa non può limitarsi a seguire la legge, l’imprenditore che ragiona così è un imbecille, nel senso di miope, di chi quando gli si indica la luna guarda il dito; l’imprenditore intelligente e illuminato pensa al futuro. Si fa strada una nuova visione, quella della responsabilità civile d’impresa, che rappresenta un passo avanti. Con la responsabilità sociale chiediamo di non inquinare, non sfruttare… con la responsabilità civile andiamo oltre, significa concorrere a realizzare regole del gioco migliori, significa non guardare solo dentro l’azienda, ma dentro la civitas, la città delle persone, delle anime”.

Zamagni, pur riconoscendo che tra la teoria e la prassi c’è ancora molta strada da percorrere, crede che sia possibile cambiare, proprio a partire dagli imprenditori ‘intelligenti’: “Le disuguaglianze nel mondo aumentano, i paradisi fiscali, e la conseguente elusione che non è perseguibile penalmente, sono una sconcezza che finirà, non è possibile andare avanti così. I nostri problemi nascono da un modello obsoleto, i governi sono sotto il ricatto di grandi imprese – ha osservato senza peli sulla lingua il professore – e la stessa economia di mercato è in crisi. Allora occorre passare dal welfare classico al welfare generativo, che trovi al proprio interno le risorse necessarie. Occorre dunque la cooperazione delle imprese: la triangolazione pubblico, privato, terzo settore è determinante, tutti devono mettere qualcosa. Il welfare deve essere universalista, dunque gli imprenditori non devono limitarsi ad aiutare i propri dipendenti, ma l’intera società, altrimenti si rischia l’odio sociale”. Il finale di Zamagni è per una frase di Tagore: “Quando tramonta il sole non piangere, perché le lacrime ti impedirebbero di vedere le stelle. Oggi ci troviamo in questa situazione. Ma un gruppo di imprenditori illuminati può avviare un discorso diverso e innescare un welfare generativo”.